
“Ciao papà devo dirti una cosa”
“Che succede?” il tono è quasi curioso.
“Ho preso una nota a scuola” il tono ha quel non so che di orgoglio.
“Ma non sei tu l’insegnante?”
“Appunto…una mamma mi ha dato una nota”
Non ho resistito a fare questa telefonata.
Sul diario di un’alunna di quarta primaria appaiono ben due pagine scritte per me.
La maestra.
Scrittura in stampatello.
La Signora Mamma, dopo un formale saluto, esordisce con un “Segnalo quanto segue” e via di punti numerati, che non vedevano l’ora di scorrere nell’inchiostro di una banalissima penna.
L’intensità del messaggio aumenta, parola dopo parola, e anche la scrittura si piega leggermente, per stare al passo con l’assoluto diritto di dire che così non si fa.
Lei, maestra, può dire a mia figlia che le darà una nota, se non la smette di distrarsi?
Ebbene sì, anche io ho ceduto al metodo della minaccia.
Me ne pento? No.
Le avevo provate tutte e alle 4 del pomeriggio ho una stanchezza di diritto.
Il cuore dell’avviso che “non si fa” sbandierato dalla Signora Mamma inizia con un “mia figlia mi ha detto che…”
e da qui una serie di:
“D afferma”
“D non ha compreso” (questo ben 2 volte) e l’apice arriva con l’affronto, che devo aver fatto proprio alla Signora Mamma.
Quindi D. spostati.
La bimba in causa è stata richiamata perché ballava e cantava con le amichette, tutte al primo banco. Effettivamente, durante una lezione di grammatica, hai sempre quel piglio del ballo e del ritmo.
L’affronto fatto alla Signora Mamma è che… il motivetto, con cui si intrattenevano le alunne, era una canzone di TIK TOK e “sua figlia NON accede al telefono” (“Non” era sottolineato due volte).
Quindi “D. sente sia stato ingiusto essere ripresa…per una cosa A SUA DETTA impossibile”
Cioè a detta di D, che è sempre la bambina seduta al primo banco.
Io penso a quanta fatica, ogni giorno, debba fare questa Signora Mamma per dire alla figlia che “no i Social non li puoi usare”, che “no TIK TOK non va bene”, che “sei piccola” e altro.
Pensate allo sforzo.
Un bambino quando vuole una cosa non si ferma al primo “ no guarda…” e passa ad altro. Riesce a portarti tesi e contro tesi e un intero elenco telefonico di amici che, invece, possono farlo.
Io, leggendo quelle sottolineature, quella scrittura diventata un po’ tutta storta e rigida, ho sentito una mamma sfinita, che nella sua vittoria giornaliera di essere riuscita a tenere lontano D. dal mondo dell’internèt si sente così accusata.
In tutto ciò io stringerei la mano a D. che, secondo me, ha ottime qualità di dialettica e retorica. Sa perfettamente il punto a cuore della Signora Mamma e ha spostato tutta la narrazione proprio su quello.
Ha fatto dimenticare alla Signora Mamma che, anche se non si trova tutto questo divertimento nella ricerca di soggetti e predicati… cantare e ballare durante una lezione non fosse poi una buonissima idea.
Se posso permettermi un consiglio: non sottovalutate mai i bambini di 9 anni.
A me rimane solo una domanda:
Cara D., complimenti a parte, ma se io la nota non te l’ho data, ma a te chi ti ha mandato a fare questa confessione distorta alla Signora Mamma?
Non avrò mai una risposta, ma anche io oggi, anche se un po’ in ritardo con gli anni, vanto una nota sul diario.
Fantastico resoconto di quello che purtroppo accade molto spesso nelle scuole italiane!